26/04/11

Pericles

Pericles, egregia indole vir, multos annos Atheniensium rem publicam rexit, vir non solum magna eloquentia sed etiam mira fide, acri ingenio et insigni virtute fuit. Athenarum cives omnem spem in Pericle ponebant, quia ille domi militiaeque prudenter agebat, Athenarum opes augebat neque umquam civibus suis nocuit. Nam et Athenis, in Graeciae capite, res bene gerebat, et rei militaris usu dux peritus in acie fortis erat.
Athenae erant tunc libera civitas; ibi summa potestas populo erat omnesque cives semprer libertatem caram habebant. Divitiarum cupiditas animos nondum invaserat Atheniensium, qui in collem prope Acropolim conveniebant et leget toti civitati promulgabant. Athenienses iudices quoque erant; reus causam dicebat, deinde omnis civis aenea tessera, quam in vase collocaverant, reum damnabat aut absolvebat. Itaque rei publicae fama in dies augebatur.

Pericle, uomo di grande talento, governò per molti anni lo stato degli Ateniesi; fu un uomo non soltanto di grande eloquenza, ma anche di straordinaria lealtà, di acuto ingegno e di notevole virtù. I cittadini di Atene riponevano ogni speranza iN Pericle, perchè quello agiva prudente SAGGIAMENTE con la patria e con i soldati IN PACE E IN GUERRA (E' UN MODO DI DIRE), le possibilità di Atene aumnetavano NO: INGRANDIVA LA POTENZA DI ATENE e non nuoceva NOCQUE mai ai suoi cittadini. Infatti sia ad Atene, nella capitale della Grecia, guidava bene le cose, sia era un coraggioso comandante [esperto delle  questioni militari] MEGLIO METTERLO PRIMA nel campo di battaglia. Allora Atene era una città libera; dove c'era la sovranità del popolo e tutti i cittadini avevano sempre cara la libertà. La cupidigia nondum = NON ANCORA la ricchezza NO: LA CUPIDIGIA DI RICCHEZZE NON AVEVA ANCORA INVASO invasero gli animi degli Ateniesi, che discutevano nel SI RIUNIVANO SU UN colle vicino all'Acropoli e promulgavano le leggi per tutti i cittadini. Gli ateniesi erano anche giudici; l'imputato diceva la causa SI DIFENDEVA (FRASE FATTA), dopo tutti i cittadini con una tessera di bronzaO, che mettevano AVEVANO MESSO in un vaso, assolvevano l'imputato o lo condannavano. Infatti ogni giorno lo stato aumentava la fama. LA FAMA DELLA CITTà/DELLO STATO AUMENTAVA DI GIORNO IN GIORNO  

Capitolo 14: Nuovo giorno

è notte.La famigia dorme. La villa di Giulio è scura e tranquilla. Marco giace tranquilo nel suo letto; lui dorme bene. Quinto non può dormire, perchè gli fanno male sia il piede che la mano. Anche il braccio fa male a Quinto; infatti lui non dorme, ma è sveglio. La stanza in cui Quinto giace non è grande, e neanche quella di Marco. La stanza di tutti e due è piccola. Tutt' e due i bambini giaciono in una piccola stanza, neanche una stanza dei due è grande. Tutt'e due i bambini sono tranquili, nessuno si muove. Un bambino dorme, l' altro è sveglio. Uno dei due bambini è ammalato, l' altro è sano. Quale dei due i bambini è malati, Marco o Quinto ? Quinto è malato, Marco è sano. L'aria fredda entra nella stanza di Marco, infatti la finestra è aperta. Marco dorme con la finestra aperta. La finestra di Quinto non è aperta. Una delle due finestre è aperta, l'altra è chiusa. Quale tra le due finestre è chiusa ? La finestra di Quinto. Lui dorme con la finestra chiusa, perchè è malato. Ecco che il gallo canta:"chicchirichi!!" Il gallol saluta il nuovo giorno cantando. Marco non apre gli nè si muove. Quinto, che giace con gli occhi aperti, si alza sul letto. Il bambino che dorme non sente il galle che canta. Il bambino sveglio sente il gallo e chiama Davo. Davo chiede entrando nella stanza:"Come sta il tuo piede oggi ?" Quinto risponde:"Il piede sta male, e non mi fa male solo il piede, ma anche il braccio e la testa. o, che lunga notte! Ma ora è già mattina, infatti il gallo canta. Dammi l'acqua, Davo!" Davo dà a Quinto un bicchiere d'acqua. Il bambino beve l'acqua. Il servo guarda il bambino che beve. Davo lascia Quinto che giace nel letto e entra nella stanza di Marco. Marco dorme ancora. Davo va dal bambino dormiente e lo sveglia. In che modo il servo sveglia il bambino? Urla nelle orecchie del bambino con gran voce:"Marco!è mattina!" Marco è svegliato in quel modo, e aprendo gli ochhi vede il servo che sta vicino al letto. Ora nessuno dei due bambini dorme. "è l' alba"dice Davo"Alzati dal letto!" Marco si alza dal letto. Ora non giace nel letto, ma sta davanti al letto. Marcco ordina a Davo di prendere l' acqua:"Passami l'acqua nella mano!"Il servo da l' acqua a Marco e "Ecco l'acqua" dice, "Lava la faccia e le mani! Le tue mani sono sudice" Marco lava per prima le mani, dopo la faccia. Davo:"Lava anche le orechie!" "Ma le orecchie non sono nella faccia!" dice Marco. Davo:"Taci, moccioso! Lavati tutta la testa, non solo la faccia. Immergi la testa nell'acqua!" Marco immerge tutta la testa in acqua e lava anche le orecchie e i capelli. Ora tutta la sua testa è pulita. L'acqua non è pulita, ma sporca. L'acqua con cui Marco si è lavato è fredda; Infatti il bambino si lava solo il capo e le mani, non tutto il corpo. Di mattina i romani si lavano le mani e la faccia con l'acqua fredda; dopo mezzogiorno lavano tutto il corpo con l'acqua calda. Marco interroga Davo lavandosi le mani e la testa:"Perchè il mio fratello è tanto tranquillo ?". Davo risponde:"Quinto è ancora a letto". Marco:"Nel letto? Quinto, che prima di me si alza al sole, dorme ancora! Sveglialo!" "Non dorme" dice Davo,"Tuo fratello è sveglio, ma non può alzarsi, perchè gli fanno male il piede e la testa" Marco:"Anche la mia testa fa male!" Davo:"A te non fa male nè il piede nè la testa! La testa sano non fa male nè il corpo sano". Attraverso la finestra aperta entra dell'aria fredda. Marco trema, perchè il suo corpo è nudo(cioè senza vestiti); infatti Marco chiede al servo i suoi vestiti:"Dammi la tunica e la toga! Vestimi!" Davo dà al bambino gelato i vestiti, ma non lo veste: per il bambino è importante vestirsi da solo. Marco si mette per prima la tunica, dopo la toga. Il bambino ora non è nudo. (La toga è un vestito bianco, che i bambini e gli uomini romani indossano. I greci e i barbari non indossano la toga. I barbari hanno una grande parte del corpo nuda. L'uomo con la toga non ha nessuna parte del corpo nuda a parte un braccio. Quale braccio nudo ha l'uomo con la toga delle due, il destro o il sinistro ? Il braccio destro è nudo, il braccio dinistro è coperto dalla toga. I soldati non indossano la toga, nessuno che indossa la toga infatti può combattere con il gladio e lo scudo. Con quale delle due mani il soldato porta il gladio ? Tiene il gladio con la mano destra, tiene lo scudo con la mano sinistra). Marco, che sta a piedi nudi davanti al letto, chiede i sandali:"Dammi i sandali! I piedi mi gelano". Davo gli dà i sandali, e gli ordina di venire con lui:"Vieni con me! Il padrone e le padrona ti aspettano". Marco entra col servo nell'atrio, dove i genitori siedono aspettando i figli. Davanti a loro in un piccolo tavolo ci sono delle mele e del pane. I genitori sono salutati dal figlio che entra:"Salute, padre e madre!" e loro salutano il figlio che entra:"Salve, Marco!". La madre non vede l'altro figlio e interroga Davo:"Come sta oggi Quinto?". Davo:"Quinto dice "non mi fa male solo il piede, ma anche la testa."". Emilia si alza e va dal figlio malato. La madre dà a suo figlio malato pane e mela, ma quello, che è solito mangiare molto, oggi non mangia nè il pane nè la mela. Il bambino malato non può mangiare niente. Marco invece chiede al padre una grande mela:"Dammmi quella mela, padre! Il mio stomaco è vuoto." Giulio dà a Marco il pane:"Prima mangia il pane" dice:"dopo la mela!". Marco mangia il suo pane. Dopo il padre gli dà una mela in tutt'e due le mani e "Mangia una delle due mele ora" dice "l'altra portala con te!". Davo prende per Marco il libro e il quaderno e lo stilo e il righello. Giulio:"Ecco che Davo ti prende il libro e le altre tue cose. Prendi le tue cose e allontanati!". "Ma perchè non viene Medo ?" dice Marco, che pensava che Medo fosse ancora nella famiglia. Quel servo è solito andare con i bambini portando tutte le loro cose. Marco stesso è solito portare niente a parte una mela. Giulio:"Medo non può venire con te. Oggi è necessario per te camminare da solo". Marco:"...e portare da me tutte le mie cose ? Perchè quel servo non può venire con me come al solito ? Anche a Medo fa male la testa ?": Giulio:"Medo sta benne, ma oggi fa altre cose". Marco:"Quali sono quelle cose ?". Giulio non risponde niente a questo e "Ora", dice, "è tempo di andare, Marco". Marco va via dalla villa portando la mela, il libro, il quaderno, lo stilo e il righello. Il figlio che si allontana dal padrem "Arrivederci padre" dice. "Ciao Marco!" risponde il padre, "cammina bene!". Dove ve Marco con le sue cose ? Guarda il capitolo 15!!

21/04/11

Libri Sibyllini

(la storia dell'origine dei libri sibillini per esercitarsi nella traduzione)


In antíquis annálibus memória super libris Sibyllínis haec pródita est.
Anus hóspita atque incógnita ad Tarquínium Supérbum regem ádiit, novem libros ferens, quos esse, dicébat, divína orácula; eos velle, dixit, venúndare.
Tarquínius prétium percontátus est.
Múlier nímium atque imménsum popóscit.
Rex, quasi anus aetáte desíperet, derísit.
Tum illa fóculum coram eo cum igne appósuit, et tres libros ex novem deúrit, et, num réliquos sex eódem prétio émere vellet regem interrogávit.
Sed Tarquínius id multo risit magis dixítque anum iam procul dúbio deliráre.
Múlier ibídem statim tres álios libros exússit atque id ipsum dénuo plácide rogávit, ut tres réliquos eódem illo prétio émeret.
Rex ore iam sério atque attentióre ánimo fit, et libros tres réliquos mercátur níhilo minóre prétio quam quod erat petítum pro ómnibus.

18/04/11

Camillo salva Roma

Galli Senones, qui viribus copiosis et robustis urbem Clusium obsidebant, viderunt Romanorum legatos, qui tunc pacis arbitri venerunt, pugnates inter Clusinos. Galli irati oppidi obsidionem dimittunt et totis viribus ad Urbem magnis itineribus contendunt. Fabius consul eos cum copiis excepit, nec tamen obstitit, immo Gallorum infestum agmen Romanos quasi aridam segetem succidit et stravit. Allia fluvius Fabii cladem memoria tenet, sicut Cremera Fabiorum. Senones Urbem iam vacuam defensoribus penetrant, in curiam intrant et trucidant senatores, qui in suis sedilibus insidebant et honorem Romanum defendebat; postea universam reliquam inventutem, quae in arce Capitolini montis latebat, obsidione concludunt ibique miseras reliquias fame, peste, desperatione, formidine terunt et subigunt. Galli fessi caede excedunt et ruinarum horridum acervum relinquunt: undique horror quatiebat animos, silentia quoque terrebant quia est materia pavoris raritas in locis spatiosis. Ideo Romani mutaverunt sedes, Iovem suosque deos oraverunt, aliud oppidum incoluerunt, sed Camillus dictator, qui princeps, Romanorum erat, migrationem alio prohibuit et patriam servavit.

13/04/11

Mors Servii

Deinde Servius, dum ad senatum contendit, iussu Tarquini per gradus deiectus et domum rediens interfectus. Tullia carro vecta in forum properavit et coniugi e senatu evocato prima regi salutem dixit; cuius iussu, ubi domum rediit et patris corpus vidit, eum qui equos agebat cunctantem super ipsum corpus carrum agere iussit. Unde vicus ille sceleratus dictus est. Tullius regnavit annos quadraginta quattuor.

Il testo è molto difficile: evidenzio gli errori, scrivi la correzione nei commenti.

Dunque POI Servio, mentre discute nel??? senato, un ordine CASO? di Tarquinio lo degrada DEIECTUS EST / INTERFECTUS EST SONO PASSIVI e lo uccide quando torna a casa . Tullia trasportata da un carro nel MOTO A LUOGO foro accelera e saluta il marito chiamato prima re nel senato QUESTO E' DIFFICILE: SALUTO' PER PRIMA CON IL NOME DI RE IL MARITO DOPO AVERLO CHIAMATO FUORI DAL SENATO; di chi E' UN RELATIVO l'ordine ABLATIVO!, quando ritornaO' a casa e vedeVIDE il corpo del padre, l'ordine che su di lui spinga lentamente i cavalli e il carro sopra lo stesso corpo ORDINO' A CHI CONDUCEVA I CAVALLI DI SPINGERE IL CARRO SOPRA IL CADAVERE STESSO. Da quel villaggio c'è l' infame detto DA QUI QUEL QUARTIERE E' CHIAMATO 'SCELLERATO'. Tullio regnò 44 anni.

11/04/11

Colloquia in Libya temptantur

Ho inserito qui di fianco le news di un sito di notizie on line in latino, che si chiama Ephemeris (=quotidiano, dal greco). Riporto qui la notizia di oggi sul tentativo dell'Unione africana di avviare colloqui di pace in Libia. Il testo è duro, ma chi se la sente...



Quinque praesidentes civitatum Africarum iter a Mauritania Tripolim faciunt, ut [qui ha valore finale] bello civili finis imponatur; Africae Australis praesidens Jacobus Zuma praeest Unionis Africae legationi, quae tam ab duce Libyco Mahumeto Gaddafi quam a rebellium Consilio Nationali petitura est [tradurre al futuro] ut arma sileant, auxilia sauciis et esurientibus afferantur, dialogus factionum oppositarum incipiat. Unio Europaea arduum inceptum comprobavit.
Oppositores Libyci tamen adhuc negant se arma deposituros esse [accusativo + infinito, ma al futuro], dum Mahometus Gaddafi eiusque propinquos dicionem relinquant; quam ob rem putant plerique observatores nihil ex Unionis Africae conatis eventurum esse.
Exercitus Libycus, quamquam damnis NATOnis aërinavibus allatis afficiatur, melius bellum gerere videtur [sembra] quam oppositores. Acriter enim pugnatur Agedabiae, in oppido orientali a rebellibus occupato quod militiae regiminis reconquirere conantur (ut in imagine adposita conspicitur); minister Libycus rei bellicae confirmat duo missilibus helicoptera deiecta esse [sono stati abbattutti].

Scripsit Herimannus Novocomensis - 10/04/2011 16h06

08/04/11

Esercizi di traduzione dal latino

Oltre alla traduzione (orale) di tutto il capitolo XIII, potete:
  • tradurre i colloquia XII e XIII a pag. 34-39 del libro degli esercizi (nei commenti qui sotto non scrivetemi tutta la traduzione, ma solo le frasi su cui avete dei dubbi)
  • tradurre i testi seguenti (idem come sopra)
  • ripassare BENE il vocabolario (tre nominativi per gli aggettivi, nominativo e genitivo per i sostantivi)
>> Nella traduzione la cosa più importante è scrivere in italiano corrente e non in una strana lingua semilatina che nessuno leggerebbe!


    06/04/11

    Terminazioni latine

    Ecco a voi un potente strumento di ripasso da scaricare e stampare (modificandolo, se ritenete). Data una terminazione, risalite al caso, al genere e al numero di sostantivi e aggettivi.  

    05/04/11

    Vulpes in puteum delapsa et lupus

    Da un po' mancavano le favole... Chi sa riformulare in latino con parole sue la morale di questa? 

    Vulpes in puteum fortuito incidit.
    Lupus in ripa praeterit,
    et vulpes eum videt.
    Vulpes lupum rogat,
    "O lupe, opem mihi da!
    Si funem mihi comparas,
    ab hoc periculo me extrahere potes."
    Lupus vulpi dicit,
    "Miserrima vulpes,
    condoleo tuum infortunium.
    Dic, precor:
    quomodo in hunc puteum incidisti?"
    Vulpes respondet,
    "Non opus est ambagibus.
    Funem mihi compara,
    et deinde omnia tibi expediam.”
    Fabula docet:
    Homo,
    qui in imminentibus periculis versatur,
    non verba superflua,
    sed praesentes suppetias quaerit.


    *** chi volesse provare a tradurre il testo originale, clicchi qui >>

    03/04/11

    Audi et disce (XII)

    Ecco il file audio del cap. XII da scaricare e ascoltare, riascoltare, triascoltare....

    Due esercizi sui cap. XII e XIII

    Provate un vero cruciverba latino sull'anno e sui nomi dei mesi (usate il mouse e la tastiera per scrivere; usate 'pista palabra' e 'pista letra' per avere suggerimenti sull'intera parola o su una lettera), poi completate questo breve testo sulle legioni romane (trascinate le parole negli spazi usando il mouse; cliccate su 'comprobar' per la correzione).