27/04/12

Pinoculus latinus (I)

CAPITULUM PRIMUM
In hoc capitulo ostenditur quomodo Magister Cerasum faber tignarius ligneum fragmentum flendi ac ridendi pueriliter facultate praeditum invenerit.


Fuit quondam ...
– Rex quidam! – mei parvi subito fortasse dixerint lectores.
– Minime: pueri, erravistis. –
Fuit vero quondam ligneum quoddam fragmentum.
Non fuit certo lignum splendidum; sed simplex
fragmentum ad struem aptum, ex illis scilicet quae hieme
in fornacibus aut in focis ad suscitandum ignem et
contubernia calefacienda collocari solent.
Nescio quomodo hoc factum sit, sed reipsa evenit,
ut, quodam die, hoc ligneum fragmentum in tabernaculum cuiusdam fabri tignarii
aetate provecti perveniret, cui nomen Magister Antonius, quamquam homines
eum Magistrum Cerasum vocabant, quod nasi ipsius apex lucidus semper
violaceusque apparebat, quasi maturum cerasum. Ubi vero magister, cui
cognomen Cerasi fuit, illud ligneum fragmentum aspexit, gavisus est valde;
manusque inter se gaudio perfricans, submissa murmuravit voce:
– Hoc lignum opportune venit quidem: hoc ad tabulae pedem conficiendum
uti volo. –
Illico autem, hisce cogitatis, securim quandam arripuit acutam ad corticem
illi detrahendum atque dolandum; at contra, cum in eo fuit ut, prima vice, lignum
illud securis ictu percuteret, brachium suspensus ipse stetit in aëre, quod vocem
tenuissimam audiverat dicentem et orantem:
– Ne me, quaeso, gravius tutuderis! –
Vobis mente fingite quomodo bonus ille senex Magister Cerasum animo
turbatus sit.
Qui circumtulit stupentes oculos contubernio, ut undenam vocula
egrederetur intellegeret; at neminem vidit.
Scrutatus est subter tabulam, at nemo; scrutatus est intra semper clausum
armarium, at nemo; scrutatus est corbem ad ligni ramenta et scobes colligendas,
at nemo; portam deinde aperuit tabernae ad viam perlustrandam, at nemo.
– O igitur? –
Tum ridens sibique capillamentum scalpens ait:
– lntellexi; videor cede mihi mente finxisse voculam illam. Redeamus ad
operam. –
Ac securi resumpta, maximo impetu lignum percussit.
– Eheu! Tu mihi male fecisti! – clamavit gemebunda solita vocula
Nunc Magister Cerasum stupet vehementer; qui, oculis pavore territis, ore
hiante linguaque ad mentum usque cadente, personam fontis magnam imitatur
salientis aquae. Ubi loqui potuit, dicere tremens coepit et pavore balbutiens:
– Undenam ergo haec vocula exiit, quae eheu dixit? Atqui nemo est hic. Hoc
ligneum fragmentum flere forsitan didicit et queri sicut puer? Nolo hoc credere.
Occine lignum? Ecce, frustum aptum ad focum est sicut cetera; et si hoc in
ignem misero, fervefaciam ollam phaselorum. o igitur? An quis in hoc latet? At si
quis in hoc lateat, male accidat illi: nunc illum cito edolabo. – Et ita loquens
utraque manu miserum illud fragmentum perstrinxit: et nulla pietate commotus,
illidere illud in cubiculi parietes coepit.
Deinde animum intendit si qua vocula querens audiri possit.
Duo temporis momenta exspectat, at nihil; quinque momenta, at nihil;
decem momenta, at nihil.
Tunc ait: – Intellexi, – ridere nitens et capillamentum sibi turbans, – certe
voculam illam quae dixit «eheu», ipse mihi finxisse videor. Redeamus ad
operam.–
Cumque magnus eius animum invasisset timor, ut se ex hoc reciperet,
aliquantum cantillare coepit.
Interea, deposita securi, ad runcinandum et poliendum lignum runcinam
sumpsit. At runcinans illud supra et infra solitam voculam audivit, quae illi dixit
ridens:
– Desine, quaeso: nam mihi tu pellem pruritu leviter titillas. –
Nunc vero miser Magister Cerasum, tamquam de coelo tactus, procubuit. Ubi
autem oculos aperuit, humi sedentem se invenit.
Vultus eius transmutatus videbatur, et nasi quoque apex, pro violaceo colore
solito, magnum propter pavorem caeruluerat.


Traduzione delle espressioni difficili

1. Fragmentum ad struem aptum: Pezzo da catasta.
2. Manusque inter se perfricans: Dandosi una fregatina alle mani.
3. Gravius ne me tutuderis: Non picchiarmi tanto forte.
4. Stupere vehementer: Rimaner di stucco, di princisbecco.
5. Scrutatus est subter tabulam: Guardò sotto il banco.
6. Scrutatus est intra semper clausum armarium: Guardò dentro un armadio
sempre chiuso.
7. Corbis (corbello). – Scobis (segatura).
8. Capillamentum sibi scalpere: Grattarsi la parrucca.
9. Magno impetu lignum percussit: Tirò un solennissimo colpo.
10. Mihi male fecisti: Mi hai fatto male.
11. Lingua ad mentum usque cadens: Lingua giù ciondoloni.
12. Persona magna fontis: Mascherone da fontana.
13. Olla phaselorum: Pentola di fagioli.
14. Utraque manu aliquid perstringere: Agguantare con tutt'e due le mani.
15. Illud nulla pietate commotus illidere coepit: Cominciò a sbatacchiarlo senza
pietà.
16. Si qua vocula querens audiri posset: Per sentire se c'era qualche vocina che
si lamentasse.
17. Capillamentum sibi turbare: Arruffarsi la parrucca.
18. Runcinare: Piallare.
19. Polire aliquid: Tirare a pulimento qualche cosa.
20. Pellem leviter titillare: Fare il pizzicorino sul corpo.
21. Tamquam de coelo tactus procubuit: Cadde giù fulminato.
22. Vultus transmutatus: Viso trasfigurato.
23. Caeruluerat nasi apex magnum propter pavorem: La punta del naso era
diventata turchina per la paura.


* da Pinoculus, liber qui inscribitur Le avventure di Pinocchio di Carlo Collodi, traduzione in latino di Enrico Maffacini, Casa Editrice Marzocco, Firenze, 1950

3 commenti:

  1. Ci fu un tempo..
    -Un re!-forse dicono subito i miei piccoli lettori.
    -Affatto:bambini,avete sbagliato.-
    In verità ci fu una volta un frammento di legno.
    Non fu certo un legno splendido;ma un semplice pezzo da catasta,da quelli che evidentemente d'inverno sono soliti esser mettere nelle fornaci o nel focolare a risvegliare il fuoco e a scaldare l'abitazione.
    Non so in che modo sia stato fatto ciò,ma per la stessa cosa avvenne,che,un giorno,questo frammento di legno giungesse nella bottega di un falegname anziano,il cui nome era Maestro Antonio,sebbene gli uomini lo chiamavano Maestro Giliegia,poichè l'aspetto dello stesso naso appariva sempre lucido e violaceo,come una ciliegia matura. Quando però il maestro,il cui cognome fu Ciliegia,guardò quel frammento di legno,si rallegrò fortemente;Dandosi una fregatina alle mani con gioia,sotto voce mormorò:
    - Questo legno è capitato certamente in modo opportuno:io voglio usare questo per costruire il piede del tavolo.-
    Ma immediatamente,pensate queste cose,pese una scure affilata per togliere a quella la corteccia e per scolpire il legno;ma contrariamente,quando fu su di lui affinchè,al posto della prima,colpisse quel legno con un colpo di scure,sollevando il braccio egli stesso si fermò in aria,perchè aveva sentito una tenue voce che diceva e pregava:
    - Ti chiedo di non picchiarmi tanto forte.-
    Nella vostra mente delineate in che modo quel vecchio Maestro Ciliegia è stato turbato nell'animo.
    Lui che ha fatto girare gli occhi sbalorditi nella casa,per capire da dove mai derivasse la tenue voce;ma non vide nessuno.
    Scrutò sotto il banco,ma non vide nessuno;guardò dentro l'armadio sempre chiuso,ma non vide nessuno;guardò la cesta per corbello di legno e per la segatura raccolta,ma non vide nessuno;in fine aprì la porta della bottega per perlustrare la strada,ma non vide nessuno.
    -O dunque?-
    Allora ridendo e grattandosi la parrucca disse tra sè:
    -Ho capito;lasciami che mi sembra di aver immaginato nella mente quella voce. Ritorniamo al alvoro.-
    Ma ripresa la scure,Tirò un solennissimo colpo.
    -Ei!Mi hai fatto male!- esclamò la voce sottile solita a lamentarsi.
    Ora il Maestro Ciliega ci rimase di stucco;lui che,terrorizzati gli occhi per la paura,con la bocca aperta e la lingua a ciondoloni,imita il mascherone da fortana d'acqua corrente. Quando potè parlare,cominciò a dire tremando e balbettando per la paura:
    -Da dove dunque è uscita questa tenue voce,che ha detto ei?E qui non c'è nessuno.Questo frammento di legno forse ha imparato a piangere e a lamentarsi come un bambino? Non voglio credere a ciò.Forse canta il legno?Ecco,c'è un pezzo adatto adatto per il focolare come ad altre cose;e se avrò messo ciò nel fuoco,farò bollire la pentola di fagioli. O dunque?O chi si cela in ciò?Ma se qualcuno si cela in ciò,gli accadrà qualcosa di male:ora io lo accetterò (con l'ascia) presto.-E dicendo così agguantò con tutt'e due le mani quel misero frammento:e mosso da nessuna pietà,cominciò a sbatacchiarlo contro le pareti della stanza.Poi si concentrò per sentire se c'era qualche vocina che si lamentasse.Attende due secondi,ma niente;cinque secondi,ma niente;dieci secondi,ma niente.
    Allora disse:-Ho capito-risplendendo dal ridere e arruffandosi la parrucca,-certamente quella voce debole che ha detto "ei",io stesso mi sembra di averla immaginata. Ritorniamo al lavoro.-
    E poichè un grande timore aveva invaso la sua anima,affinchè si risollevasse da ciò,iniziò a cantare un pochino.
    Intanto,depositata la scure,prese la pialla per piallare e pulire il legno.Ma piallando sopra e dentro quello ha sentito la solita voce,che ridendo ha detto a lui:
    -Smettila,ti prego:infatti tu mi fai il solletico sul corpo.-
    Ora però il misero Maestro Ciliegia,cadde giù fulminato.Ma quando aprì gli occhi,si trovò seduto per terra. Il suo volto sembrava sfigurato,e anche la punta del naso,al posto del solito colore violaceo,era diventata turchina per la paura.

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  2. BRAVA, UN GRAN LAVORO
    CERCA DI MIGLIORARE LA FORMA ITALIANA!


    Ci fu un tempo.. C'ERA UNA VOLTA, DICIAMO IN ITALIANO
    -Un re!-forse dicono subito i miei piccoli lettori.
    - NIENTE Affatto:bambini,avete sbagliato.-
    In verità ci fu una volta un frammento di legno.
    Non fu certo un legno splendido;ma un semplice pezzo da catasta,da quelli che evidentemente d'inverno sono soliti esser mettere MESSI nelle fornaci o nel focolare a PER risvegliare il fuoco e a PER scaldare l'abitazione.
    Non so in che modo sia stato fatto ciò,ma per la stessa cosa avvenne,che,un giorno,questo frammento di legno giungesse nella bottega di un falegname anziano,il cui nome era Maestro Antonio,sebbene gli uomini lo chiamavano Maestro Giliegia,poichè l'aspetto LA PUNTA dello stesso naso DEL NASO STESSO appariva sempre lucido e violaceo,come una ciliegia matura. Quando però il maestro,il cui cognome COGNOMEN E' 'SOPRANNOME' / COGNOME SI DICE NOMEN fu Ciliegia,guardò quel frammento di legno,si rallegrò fortemente;Dandosi una fregatina alle mani con gioia,sotto voce mormorò:
    - Questo legno è capitato certamente in modo opportuno:io voglio usare questo per costruire il piede del tavolo.-
    Ma POI/ALLORA immediatamente,pensate queste cose,pRese una scure affilata per togliere a quella QUELLO (PEZZO DI LEGNO) la corteccia e per scolpire il legno;ma contrariamente,quando fu su di lui affinchè IN EO FUIT UT = FU SUL PUNTO DI COLPIRE ,al posto della prima LA PRIMA VOLTA (TEMPO),colpisse quel legno con un colpo di scure,sollevando il braccio egli stesso si fermò in aria,perchè aveva sentito una tenue voce che diceva e pregava:
    - Ti chiedo di non picchiarmi tanto forte.-
    Nella vostra mente delineate IMMAGINATE! in che modo quel vecchio Maestro Ciliegia è stato FU turbato nell'animo. (PERCHE' IMPROVVISAMENTE PASSI DAL PASSATO PROSSIMO AL PASSATO REMOTO?)
    Lui che SENZA IL CHE: IN ITALIANO NON LO USIAMO = LUI ha fatto FECE! girare gli occhi sbalorditi nella casa,per capire da dove mai derivasse la tenue voce;ma non vide nessuno.
    Scrutò sotto il banco,ma non vide nessuno;guardò dentro l'armadio sempre chiuso,ma non vide nessuno;guardò la cesta per RACCOGLIERE I TRUCIOLI E LA SEGATURA corbello di legno e per la segatura raccolta,ma non vide nessuno;in fine aprì la porta della bottega per perlustrare la strada,ma non vide nessuno.
    -O dunque?-
    Allora ridendo e grattandosi la parrucca disse tra sè:
    -Ho capito;lasciami E' UN ERRORE DI STAMPA... è CERTE, NON CEDE = MI SEMBRA CERTAMENTE che mi sembra di aver immaginato nella mente quella voce. Ritorniamo al alvoro.-
    Ma?? E (MA è AT) ripresa la scure,Tirò un solennissimo colpo.
    -Ehi!Mi hai fatto male!- esclamò la voce sottile solita a lamentarsi LA SOLITA VOCINA LAMENTEVOLE.
    [...]

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    1. Ora il Maestro Ciliega ci rimase E' PRESENTE! di stucco;lui che SENZA CHE,terrorizzati gli occhi per la paura,con la bocca aperta e la lingua a ciondoloni,imita il mascherone da fortana d'acqua corrente. Quando potè parlare,cominciò a dire tremando e balbettando per la paura:
      -Da dove dunque è uscita questa tenue voce,che ha detto eHi?E EPPURE qui non c'è nessuno.Questo frammento di legno forse ha imparato a piangere e a lamentarsi come un bambino? Non voglio credere a ciò.Forse canta il legno QUESTO LEGNO QUI OCCINE=HOCCINE??Ecco,c'è un pezzo adatto adatto per il focolare come ad altre cose;e se avrò messo ciò nel fuoco,farò bollire la pentola di fagioli. O dunque?O chi si cela in ciò OPPURE QUALCUNO SI NASCONDE IN ESSO? Ma se qualcuno si cela in ciò QUESTO,gli accadrà qualcosa di male:ora io lo accetterò (con l'ascia) FARO' A PEZZI presto.-E dicendo così agguantò con tutt'e due le mani quel misero frammento:e mosso da nessuna pietà,cominciò a sbatacchiarlo contro le pareti della stanza.Poi si concentrò per sentire se c'era qualche vocina che si lamentasse.Attende due secondi,ma niente;cinque secondi,ma niente;dieci secondi,ma niente.
      Allora disse:-Ho capito-risplendendo VIENE DA NITI DELLA iii = SFORZANDOSI DI dal ridere e arruffandosi la parrucca,-certamente quella voce debole che ha detto "eHi",io stesso mi sembra di averla immaginata L'ITALIANO NON E' GRA CHE... Ritorniamo al lavoro.-
      E poichè un grande timore aveva invaso la sua anima,affinchè si risollevasse da ciò,iniziò a cantare un pochino.
      Intanto,depositata la scure,prese la pialla per piallare e pulire il legno.Ma piallando sopra e dentro quello ha sentito SENTI' la solita voce,che ridendo ha detto a lui GLI DISSE (TRADUCI IN ITALIANO NORMALE!):
      -Smettila,ti prego:infatti tu mi fai il solletico sul corpo.-
      Ora però il misero Maestro Ciliegia,cadde giù fulminato.Ma quando aprì gli occhi,si trovò seduto per terra. Il suo volto sembrava sfigurato,e anche la punta del naso,al posto del solito colore violaceo,era diventata turchina per la paura.

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